lunedì 12 settembre 2016

Hai chiuso davvero una porta quando non ti importa più sbirciare dalla serratura

Sì. L'ho fatto davvero, ti chiederai perché.
E' semplice: odio le cose senza senso.
Stamane ho fatto una cosa che non mi viene tanto bene: abbassare l'ascia di una guerra non mia per augurarti quello che volevo per te. Ma guarda caso, su wap mi tieni bloccata.
Allora ho provato su fb ed ho aspettato che lo facessi anche tu. Non che me lo aspettassi, dopo gli auguri mancati per il mio compleanno ho capito che non si finisce mai di conoscere qualcuno.
Ma va tutto bene, niente rancore, tutto perfetto così.

Volevo solo farti capire che anche se le cose cambiano, non è detto che non si possa far parte della vita di quella persona in modo diverso.
Ma ormai sei grande, sai scegliere bene da solo e rispetto ogni tua decisione, come al solito.

Spero solo che l'anno passato ti abbia donato un po' di felicità e che ogni anno futuro te ne porti sempre più.
Ecco cosa desidero per te, nonostante tutto.
Ora sappi che non scriverò più di te su questo blog. Non per qualcosa, ma non è nato per te, né morirà con te.
Non voglio che questo blog diventi il tuo personalissimo muro del pianto nei momenti tristi e difficili, un posto che di tanto in tanto controlli per sapere le mie novità.
Ho deciso tutto questo perché voglio che tu vada avanti nella tua vita, possibilmente senza rancore... Perché la rabbia cancella le cose belle del passato e non è giusto, sarebbe un errore.
Io non lo farò, il passato è un tesoro che non va sprecato.
Ad ogni modo preferisco salutarti così, con affetto, invece di aiutarti a fingere un rapporto che nell'ultimo anno non è mai esistito.
Sappi solo che quando sarai pronto, ma davvero pronto, anche tra 40 anni, sarò felice di riaprire questa porta che per adesso è meglio lasciar chiusa.


Ti auguro il meglio, davvero.

Ciao.




mercoledì 29 giugno 2016

Dio mi perdonerà: è il suo mestiere.

L'ultima volta che ci siamo visti mi hai accarezzato la guancia come sempre, mi hai sorriso e mi hai chiesto se al mio fianco avessi qualcuno da amare, quando avrei deciso di sposarmi. Perché insomma, dopo il battesimo e la comunione, anche quel rito avresti dovuto celebrarlo tu.
Ed è brutto quando qualcuno che conosci da una vita va via... 
Spero solo che quel batuffolino che tenevi in braccio 26 anni fa sia diventata una brava persona proprio come desideravi tu...Insomma, non dico una buona cristiana perché cavolo, non mi confesso da una vita e l'ultima volta è a te che ho detto tutto. Il bello è che non è cambiato nulla: dico ancora tante parolacce, disubbidisco ai miei e tutto il resto.
Però credo di esser migliore.
Poi ripenso che ho passato le migliori notti di Natale e Pasqua con i miei amici a ridere delle tue omelie troppo lunghe, delle note che stonavi e degli applausi che ti piacevano tanto. Mi rendo conto che è un peccato non poterlo fare più.
Però mi consola il fatto che è stato davvero bello conoscerti ed avere la tua stima e supporto ogni volta che ce n'era bisogno.
Spero, per la prima volta nella mia vita, nell'esistenza di Dio... Anche se è difficile.
Per quel che mi riguarda, proverò ad essere sempre forte, buona e bella, come mi credevi tu.
Buon viaggio Don, divertiti e grazie, davvero.

domenica 8 maggio 2016

"Il mondo è fatto a scale, chi è furbo prende l'ascensore."

E' da un po' che non aggiorno questo blog, credo sia dovuto al fatto che non ho praticamente nulla di cui lamentarmi.
Però oggi mi sento filosofa esistenzialista e quindi ecco a voi (voi, quali voi?) un monologo polpettoso che mi è venuto in mente mentre scendevo in garage a prendere l'olio.



"Affidarsi ad una persona è come quando ti appoggi di spalle ad un ascensore. E tu sai che le porte potrebbero aprirsi, da un momento all'altro. Però pensi sempre: "magari non si apriranno al piano dove sono io."
E poi succede.
L'unica cosa che puoi fare a quel punto è cadere. All'indietro, sbattendo la testa molto probabilmente.
E fa male. Fa male affidarsi a qualcuno che se ne va. Ad uno che smette di sorreggerti.
Allora il trucco sta nell'imparare a riconoscere chi è una porta di un ascensore e chi un muro, portante magari.
Non è mica facile come sembra. Giustamente voi direte: "Beh, una porta è una porta. Un muro è un muro."
Beh, e se sei al buio? Come fai a distinguere una porta da un muro?
Non puoi.
Quindi l'unica cosa che puoi fare è fidarti e sperare che quel muro non sia una porta ben mascherata.
E' complicato.
Pero' credo che sia così che funziona.
Se sei fortunato, se quella porta è davvero una porta, magari l'ascensore non funziona.
Ed anche in questo caso hai vinto la vita.

Credo di aver conosciuto pochi muri nella mia vita, forse solo un paio.
Come mai non li uso più?
Perché ho scoperto di non averne bisogno, perché sotto sotto l'idea di cadere mi piace. Ho lasciato questi muri a qualcuno che potrebbe averne più bisogno, sperando sappia farne buon uso più di quanto abbia fatto io.
Penso di non volere più un muro perché io sono sfigata e si sa che agli sfigati tocca sempre l'ascensore guasto.
E si, sto vivendo poggiata ad un ascensore rotto. Ed è strano, è quasi da coraggiosi vivere col brivido lungo la schiena del "si apre/ non si apre."
Però, da brava lanterna blu, spero che il mio ascensore non lo aggiustino mai. Voglio che resti come me, con me.
Il più possibile."